Domande di mamma, domande di donna: antropologia, counseling e pratiche di scrittura consapevole
Un po’ di tempo fa, dialogando con una collega, mi è rimasta impressa una sua affermazione: «Le mamme vogliono risposte». Proprio vero, ho pensato. Ma un’antropologa/counselor può dare risposte a una madre? Beh, di sicuro può accompagnarla a formulare la domanda giusta per lei.
Intanto una brevissima analisi: ogni risposta è la conseguenza di almeno due operazioni precedenti: la prima è quella di individuare un referente al quale rivolgersi (persona, spirito, divinità, oggetto, elemento naturale..), la seconda è quella di porre una domanda. Le due cose, però, non avvengono per forza in quest’ordine. Una domanda, o il sentore di essa, potrebbe sorgere prima di cercare e trovare qualcuno alla quale porla. Comunque sia, la grande protagonista è la domanda.
Così oggi chiedo alle mamme che leggono: se ORA potessi porre una domanda importante a un grande saggio sul tuo essere donna, madre, figlia, compagna, sicura di ricevere utili indicazioni per la tua crescita, per la tua felicità, cosa chiederesti, di cosa avresti bisogno? Quale sarebbe la TUA DOMANDA?
Immagino che chi sta prendendo in considerazione questa proposta possa avere iniziato a pensare a qualcosa di concreto. «Cosa vorrei chiedere? Come fare per… ? Come ottenere… ? Vorrei uscire fuori da questa situazione… di cosa ho bisogno?».
Pensare la propria domanda può andare bene, ma spesso sono molte le questioni che affiorano su un incentivo come questo e, altrettanto frequentemente, sono pensieri costituiti da mezze parole, parole giustapposte, verbi confusi (volere, potere, dovere…), immagini, impressioni, colori. In più fare domande che non siano o molto tecniche o socialmente previste non è facile, perché vuole dire esporsi, mostrare di avere limiti e bisogni o talvolta – anche peggio -, avere desideri!
Il processo di formulazione di una domanda che riguardi davvero la nostra persona non è, quindi, sempre immediato e non è neanche sempre facile; anzi, a dirla tutta, è piuttosto complesso. Allora, quando si presenta l’occasione di fare domande per ottenere risposte o quando affiora il sentore che una domanda con la D maiuscola è nell’aria, la cassetta degli attrezzi di una antropologa/counselor come me potrebbe rivelarsi utile. Come?
Potrebbe per esempio proporvi un secondo piccolo esercizio propedeutico alla formulazione di un quesito che può essere vissuto come una pratica di consapevolezza: hai pensato a cosa chiedere al grande saggio? Ora prova a mettere nero su bianco la tua domanda!
- Prendi carta e penna.
- Mettiti comoda, provaci!
- Metti la data sul tuo foglio, se ti piace l’idea, e non pensarci su… Scrivi!
- Prova a non controllare il flusso di energia che ti attraversa e non censurarti se quanto scrivi non è in una bella forma: ci potrai lavorare su con calma dopo.
- Sii precisa, dettagliata, non temere se la domanda è lunga o confusa: è la tua domanda e dentro devono esserci tutti gli elementi che ritieni importanti.
Quando hai terminato leggila a voce alta. Sei pronta, dopo un solo round, a porre la tua domanda al fantomatico saggio? Forse sì, forse invece di round ce ne vorranno più di 1, 2 o 3. Non importa, anzi sarà un’occasione per conoscere e comprendere meglio cosa ti frulla per la testa.
Quando navighiamo sulla rete spesso inciampiamo su risposte a domande da noi mai formulate che possono essere utili, risolverci questioni pratiche come esistenziali, ma sono le domande elaborate da altri, alla loro maniera, non alla nostra. Possiamo avere così l’impressione di aver formulato tante domande nella nostra vita, però… Non è così. Maturare una domanda propria spesso richiede tempo ed esercizio.