Il dossier “Impliciti”
Quando sentiamo che qualcosa nella nostra vita si è inceppato, quando non ci sentiamo adeguati a quanto accade intorno a noi è un buon momento per andare a rovistare tra le nostre carte e consultare il Dossier “Impliciti”.
Implìcito agg. [dal lat. implicĭtus, part. pass. di implicare, propr. «inviluppato, confuso insieme»]. – 1. Di giudizio o concetto o fatto che, senza essere formalmente ed espressamente enunciato, è tuttavia contenuto, sottinteso, in un altro giudizio o concetto o fatto (contrapp. generalmente a esplicito).
Gli impliciti sono culturali nascono nelle società, nei gruppi e vivono nelle famiglie e negli individui. Tutti noi ne siamo portatori e difficilmente ci interroghiamo su di loro fino a quando l’urgenza ce ne presenta il peso e la portata.
Pensiamo per esempio a quando nasce un bambino: genitori, nonni, amici e istituzioni hanno tutti un’idea, implicita, di cosa esso sia, di come vada accolto e accudito, dei ruoli delle persone che gli stanno attorno, delle istituzioni che se occuperanno ecc.. Sono frammenti di una visione più ampia che riguarda cosa sia un uomo, una società, il lavoro, i ruoli all’interno di un sistema… Ma quando due genitori sono portatori di culture differenti, quanti problemi si generano, quanta sofferenza può essere vissuta, quante incomprensioni!
Non è facile comprendere lucidamente che ciò che sta creando noie sono i “da noi si fa/faceva così”, sopratutto quando questi non vengono mai chiariti, quando rimangono impliciti nei pensieri e nelle azioni.
Certo, che finché si condivide attivamente o anche passivamente la cultura della quale si è portatori la vita procede piùo meno fluidamente ma quando, per l’appunto, qualcosa non torna più? Cosa succede e come si gestisce la situazione?
Spesso, infatti, si creano situazioni ad alta tensione poichè pur non essendo chiaro il punto dolente, l’implicito che fa attrito, siamo a disagio, soffriamo e non ci sentiamo liberi di agire perchè non sappiamo in quale direzione muoverci, quale alternativo modello abbracciare. Oppure vediamo quale strada prendere ma è grande il timore di ciò che potrà abbattersi. Se, per esempio, in una famiglia fondata sull’idea che il matrimonio civile o religioso sia la base afichè una coppia possa stare insieme, un giovane, un figlio, decide di discostarsi dalle usanze di casa e convivere senza legarsi nel vincolo del matrimonio cosa può succedere? Accettazione passiva dei membri anziani o scontro? Non siamo abituati a discutere seriamente, apertamente e in modo flessibile degli assunti sui quali si fondano le radici del nostro esistere per poi affidarci alle nostre scelte, al nostro desiderio di aderire ad altro. quando il dialogo è integgenerazionale inoltre possono presentarsi ulteriori ostacoli.
“Da noi si è sempre fatto così ”. Solitamente quando si arriva a questa affermazione vuol dire che il limite è stato già superato o quasi. Oltre quella linea c’è il conflitto c’è il rischio di non essere più “dei nostri”. E se non fossi più dei “nostri” di chi sarei? Con chi starei?
Spesso si scatena paura, difficoltà di vedere un futuro diverso da quello schematicamente e implicitamente prorammato per noi.
In quella che dalle nostre parti (occidente) si chiama adolescenza questa chiamata alla messa in discussione di tutti gli impliciti, stringenti, soggiacenti a tutte le istituzioni (familiari, scolastiche, militari, politiche ecc) è forte e spesso pone gli adulti in crisi poichè non molti di loro si sono interrogati profondamente sul perchè le cose si facciano in un determinato modo, sul come negoziare o gestire un punto di vista differente dal proprio. Il fatto è che spesso non ci sono le basi di un dialogo poichè poichè non c’è stata una personale messa in gioco attraverso l’esplicitazione dei propri impliciti…
Ma se al “Da noi si fa così” si aggiungesse “ e da voi?” , “Noi degli anni ’80 facciamo così e voi dei 2000?”? cosa succederebbe?
Beh sicuramente si lascerebbe uno spazio sufficiente per poter mettere in gioco altre possibili esiti, altri possibili comportamenti di fronte ad una specifica situazione. Questo sarebbe davvero un grande passo verso la legittimazione a esistere dell’altro da sè ma allo stesso tempo la legittimazione per sè stessi a vivere una vita fatta di scelte consapevoli e responsabili.
Si parla molto in questo periodo dell’inizio d’era dell’Acquario. In questa fase possiamo porre le fondamenta di una nuova modalità di stare in soietà. Sarebbe davvero importante analizzare e porre davanti ai propri occhi quali sono le basi sulle quali si fonda il nostro stare insieme. Insieme ai nostri amici, insieme ai nostri familiari, insieme al nostro gruppo.
Dove sentiamo di essere in disaccordo con ”i nostri”? Quali posizioni implicite si annidano e si celano all’ombra dei nostri “si fa così”?
E’ veramente possibile immaginare nuove comunità che si fondino sulla condivisione, sulla mediazione e sull’esplicitazione dei modelli per stare insieme. Ma affinchè ciò avvenga è utile prepararsi, allenarsi, mettersi in discussione e comprendere su quali basi connettersi con la propria comunità, cosa si cerca nella propria vita.
“Quello che cerchi, ti sta cercando“ scriveva il poeta e mistico Rumi…