
Percorsi di salute: il Qìgōng 氣功
Quando si intraprende un percorso di salute, di ben-essere, si possono iniziare a compiere intenzionali scelte di cura verso se stessi e il proprio contesto a partire da due presupposti: scegliere il noto, quindi percorsi in qualche modo già familiari per esempio, iniziare con praticare uno sport, andare da un esperto in alimentazione, farsi prescrivere delle analisi del sangue, “andare a parlare” con un professionista della relazione….; altre volte ci si affida ad una intuizione che catapulta in un mondo lontano con obiettivi più indefiniti, forse più spirituali che concreti. Ogni percorso è valido, ed ogni scelta parla di noi, della nostra personale ricerca di senso nel percorrere l’esperienza del vivere.
Oggi vorrei rivolgermi a voi scrivendo di chi, come me, è partito in modo consapevole per il proprio viaggio verso la consapevolezza e la propria cura attraverso l’incontro di una pratica un tempo piuttosto sconosciuta, che forse attraeva più per la possibilità di abbigliarsi in modo “esotico” che per la capacità di immaginarne i risvolti in termini di benessere e salute: il qìgōng

Qìgōng è un termine composto da due ideogrammi qì 气e gōng 功:
Il primo, qì , si trova con grande frequenza nella letteratura e nella medicina cinese come nel mondo delle arti marziali interne ed esterne. Esso esprime un concetto estremamente difficile da trasferire che ha a che fare semanticamente con l’idea del movimento delle nuvole che si alzano sottoposte alla potenza, alla forza del vapore che si sprigiona da terra e che sale verso l’alto: un soffio vitale. A questa immagine si può aggiungere anche quella del nutrimento in quanto è possibile collegare l’ideogramma ai vapori che vengono sprigionati dalle piantagioni di riso: l’alimento base della cultura cinese che ha garantito per tante generazioni la vita sulla terra.
Gōng invece è il lavoro, la pratica ma, in questo caso, soprattutto la maestria che deriva dall’addestramento: per nutrire la vita abbiamo bisogno di addestrarci, di agire volontariamente in quella direzione quotidianamente.
Sotto l’etichetta qìgōng parliamo oggi di una miriade di orientamenti, di scuole, di tecniche, di metodologie che però hanno una matrice unitaria piuttosto evidente che lega le pratiche più antiche alle pratiche contemporanee, le pratiche più “estreme” a quelle apparentemente più delicate.
Questo nucleo culturale che nel tempo si è tramandato è costituito dall’interazione delle due forze archetipiche yin e yang, dall’osservazione, ascolto e interiorizzazione dei ritmi della natura terrestre e celeste- che si manifesta anche nell’importanza di intrattenere una relazione armonica con il calendario che in sè racchiude entrambe le dimensioni – dall’osservazione del comportamento animale, alla pratica di metodiche di tipo corporeo a quelle di tipo “meditativo” a quelle di tipo alimentare. Il tutto volto a sviluppare il proprio potenziale vitale e operativo nella vita quotidiana, a nutrire la vita.
Una possibile mappa di orientamento
Colui che sulla propria strada trova l’energetica tradizionale cinese racchiusa in questa specifica pratica, si confronta da subito con un sistema antropologico ben definito che agisce su un preciso territorio, l’uomo, con una topografia specifica, anche se non percepita da subito come chiara o intellegibile.
Praticare qigong significa agire sui quattro livelli che compongono l’essere umano più uno:
I. Jing. Il corpo fisico, quell’involucro animato che noi percepiamo vivo soprattutto quando si manifesta uno squilibrio o un trauma.
II. Qì. Il soffio vitale, il vapore, il respiro – anche associato alla circolazione sanguigna- quella parte delle nostre percezioni fisiche che hanno a che fare strettamente col corpo ma che insieme hanno a che vedere con l’elemento emotivo. Percepire il qisignifoca avere contatto con il movimento interiore del nostro corpo e anche con le nostre emozioni, i nostri soffi vitali.
III. Ling. L’anima, in questa definizione l’aspetto fisico corporeo e percettivo si perde. Questa sfera, questa parte della nostra costituzione parla un altro linguaggio che per molti versi ha più a che fare con l’immagine, con un brusio, con un vociare interno, con ciò che succede quando in silenzio diventiamo spettatori e testimoni di tutto questo movimento “interiore”.
IV. Shen. In questa dimensione siamo in ciò che di noi è massimamente rarefatto, impalpabile e quindi apparentemente poco concreto materiale ma anche collegato a ciò che manifestiamo in ogni nostra azione nel mondo: è questo lo spazio che ci parla del senso del nostro esistere.
All’inizio, durante e al centro di questo percorso la relazione con Wu, il vuoto che tutto contiene ma che non si identifica.


Chi inizia a praticare il qìgōng ha quasi subito a disposizione questa cartografia, che certamente all’inizio potrà essere piuttosto difficile da decifrare. Essa sarà però un elemento importante a disposizione del praticante e potrà aiutarlo a tenere viva la motivazione e soprattutto il senso del praticare. Quando ad esempio, acquisite le prime metodiche, si praticherà in autonomia, spesso in solitudine, poter fare riferimento in qualunque momento a tutti questi quattro livelli può rappresentare un aiuto importante poiché nel nostro ricercare, nel nostro viaggiare in mondi lontani una mappa del territorio oltre ad esserci utile, ci aiuta a non sentirci persi, bensì in movimento su una precisa strada.
Questo aspetto è estremamente importante perché è proprio la consapevolezza della scelta fatta a fare la differenza: se ho scelto di dedicarmi alla pratica del nutrire la vita attraverso il qìgōng, ho escluso in qualche modo altro da mio panorama altre pratiche simili o che comunque tendono verso un simile percorso di salute. Sulla mia strada ho incontrato qualcosa che a che fare con me e che porta in sé questo specifico nome e questa rispettabile tradizione e ad esso intuitivamente scelgo di affidarmi.
Quali sono le basi per lavorare su questi quattro livelli del dell’umano?
Inziare a osservare l’alternanza e compresenza di quiete e movimento in ogni aspetto del nostro esistere e partire per esempio dall’informarsi su cosa siano le “tre regolazioni”
- Tiao xing, la Regolazione del corpo.
- Tiao xin, la Regolazione della mente/Cuore.
- Tiao xi, la Regolazione del respiro.
Se c’è l’intenzione, il sentierò si manifesterà davanti ai nostri piedi.




Potrebbe anche piacerti:


Laboratorio “Proteggi il bioritmo in pandemia” 1a ed. Online
Maggio 1, 2021

Stress & carico mentale femminile
Giugno 30, 2021
